domenica 23 dicembre 2012

cena di Natale con gli assenti






Ho allestito la tavola. La tovaglia aveva qualche macchia, di vino forse, risaliva a quando? Non ricordo. Ma era la tovaglia ricamata dalla zia, l'ho messa per lei. Ho acceso le candele. C'era profumo di violette e di rosmarino; avevo sparso alcuni petali viola vicino ai piatti, sapevo che a nonna Pamela piacevano. La stanza era buia, perfetta per loro, ormai lontani dal chiasso della vita. Si sentiva solo il ticchettare della pendola, presto sarebbero arrivati, non mi avrebbero lasciata sola a Natale.

Non tardarono, papà camminava spedito, aveva sempre tante cose da raccontarmi, gli occhi lucidi di chi ha vissuto tutto e non ha più paura. Zia Celeste era vestita con ricercatezza a braccetto di nonna Pamela, da quando sono morte il loro sorriso è abbagliante, come a vent'anni. Il nonno mi parlava delle imprese di Giulio Cesare e, mentre lo ascoltavo, vedevo la tavola trasformarsi in un campo di battaglia, solo lui sapeva raccontare la storia così.




Gli specchi non mostravano i  volti dei miei parenti e io mi vidi seduta, da sola, davanti alla tavola imbandita per Natale. Sorridevo ai miei muti e invisibili invitati. Ma gli specchi sono crudeli e capricciosi e spesso mostrano una realtà distorta e erronea. Li ignorai e brindai con loro.
Buon Natale amici, fratelli, le vostre ombre saranno sempre ben accette qui, da me.
Buon Natale anche a voi, per sempre.

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