mercoledì 30 gennaio 2013

il modello Pasolini


Intorno ai quarant’anni,
mi accorsi di trovarmi in
un momento molto oscuro della mia vita. Qualunque
cosa facessi, nella «Selva»della realtà del 1963,
anno in cui ero giunto, assurdamente impreparato a
quell’esclusione dalla vita degli altri che è la ripetizione
della propria, c’era un senso di oscurità. Non direi di nausea,
o di angoscia: anzi, in quella oscurità,
per dire il vero, c’era qualcosa di terribilmente
luminoso: la luce della vecchia verità, se vogliamo,
quella davanti a cui non c’è più niente da dire.

Pier Paolo Pasolini, La Divina Mimesis



Ci sono uomini che scrivono per diletto, altri che scrivono per una sorta di vanità, altri ancora scrivono per rispondere ad una necessità interiore. Pasolini disse che scrivere non aveva alcuna utilità, eppure le sue parole sono un magnifico esempio di onestà intellettuale e umana.
Ci sono poeti colti, scrittori che sanno imbastire romanzi perfetti e poi ci sono quelli come Pasolini. Uomini che lasciano un segno profondo nella loro civiltà. Uomini che non scrivono semplicemente per intrattenere, ma lanciano un messaggio attraverso le loro opere. Naufraghi in un mondo senza più profeti. 






domenica 27 gennaio 2013

le fiamme dentro


Non ho imparato niente. I miei errori sono segni sulla pelle, cicatrici, tatuaggi. E la mia battaglia inizia ogni giorno, eppure non voglio più perdere. Fumo una sigaretta, ma non passa questo silenzio. Ho il silenzio dentro, da anni. E non basta il frastuono della città. Non basta riempire la mia stanza vuota di parole.
Brucio le lettere che non ti ho mai spedito, sorella.
Il fuoco è dentro di me e io cresco in lui.
Non sono più un bambino, ma ho paura di diventare uomo.
Osservo la mia ombra riflessa e incido sul muro la mia poesia di lotta e conquista. Sussurri graffiati; ma non esce il sangue.




giovedì 24 gennaio 2013

le mie città invisibili



Ci sono paesaggi insoliti nella mia mente.
Una città scolpita nel ghiaccio, deserta e splendida. Mi aggiro e raccolgo pietre levigate dal tempo. C'era il mare un tempo qui? Ne è rimasto l'odore.


Un deserto in cui è possibile ascoltare il vento e le sue canzoni antiche. Ti sdrai sulla sabbia e ogni cosa è di colpo chiara. La luna allora diventa enorme, sulla sua superficie si disegnano le ombre di tutti i giorni che hai perso.
E poi c'è il bosco dalle fronde umide e sussurranti. Nel bosco puoi ascoltare tutte le favole incompiute e mangiare i frutti amari dell'amore infranto. Nel bosco la notte è più lunga, perché è la notte il tempo preferito dall'amore.
C'è la casa degli specchi, in cui guardarsi può essere pericoloso, perchè potresti non riconoscerti e vederti per quello che sei.

domenica 13 gennaio 2013

La geografia del ricordo


Si aprono pianure, spazi immensi, tu non sai perché accade.
La finestra è appannata, il gelo ricama piccole perle
Le immagini della tua vita
I sorrisi di chi se ne è andato
10, cento, mille immagini del tuo film
Una pellicola che non si può riavvolgere.
 E tu non sai che fare col tuo presente, con questo istante.

Eppure loro
 ti sussurrano una sola cosa: vivi.

Montagne,cieli, città, finestre illuminate.
Tutto questo è in te,
la tua geografia.
Che il film vada avanti, con le sue comparse e i suoi attori principali,
le attese e i viaggi.
Ogni giorno, ogni istante.

mercoledì 9 gennaio 2013

il cancello


C'è qualcosa che mi tormenta. E che tormenta molti di noi. Da sempre. È quel cancello dietro al quale vediamo solo la nebbia.
Una ragazza se ne è andata e aveva la mia età. Prendeva l'autobus con me l'anno scorso e chiacchieravamo ignare del futuro. Lei era gentile e aveva lo sguardo pulito, l'accento del sud, i guanti di lana colorati. È al di là del cancello anche lei ora. Le rose sono congelate, non possono aprirsi con questo gelo.
La nostra piccola vita che cos'è?
Amica mia, ora forse mi sapresti rispondere...
C'è un giardino di là? C'è l'inverno? Hai ancora quei dolori forti, di cui mi parlavi? No, non ne hai più...
Ti abbraccio piccola.

venerdì 4 gennaio 2013

i disegni di Milena

Milena disegna anche senza accorgersene. Mentre è al telefono traccia linee nervose sul foglio e compaiono occhi e labbra di uomini sconosciuti. Gli uomini la guardano, ma lei li ignora, distratta.
Ha gli occhi chiari, quando è al mare diventano verdi come foreste inabissate.
Milena cammina per le strade con la sua bambina. In lei rivede se stessa e un po' ne ha paura. Ma quando è triste guarda le fotografie di suo padre e lui le sorride nel suo mondo immobile e perfetto, in bianco e nero.




Allora lei asciuga la goccia che scivola lenta sulla guancia e traccia linee verticali e contorte su un foglio. Popola quell'universo bianco di volti, ancora una volta. E riempie il silenzio di voci lontane, imprigionate in un gioco di specchi.