giovedì 17 aprile 2014

Fiaba balcanica


Le montagne dietro le loro case erano brulle e ventose. Non c’erano villaggi lassù, c’erano solo tane di topi dal pelo marrone striato di polvere e formicai profondi scavati nella terra secca.


Mirko e Anghelka lo sapevano perchè spesso, nei pomeriggi di sole, si arrampicavano fin là per distruggere un po’ di città sabbiose brulicanti di formiche. Quel gioco però, non piaceva molto ad Anghelka perchè le ricordava il suo paese che era diventato grigio e pieno di buchi per la guerra. Per questo un giorno si ribellò.


Le nuvole erano enormi e scure sopra di loro. Parevano pance di draghi gonfie d’acqua. Anghelka rabbrividì mentre Mirko, con un bastone, si apriva un passaggio tra le sterpaglie secche.


- Eccolo! - esclamò lui, ad un tratto, chinandosi. Le nubi proiettavano una luce ingiallita quando il ragazzo, con un ramo sottile, allargò il buco nel terreno arido. Le ombre blu dell’erba alta non riuscirono a nascondere ad Anghelka la vista del formicaio scoperchiato: là c’erano vicoli e strade affollate di formiche nere, puntini impazziti che correvano in tutte le direzioni.


- No! - gridò quel giorno la bambina. Ma Mirko, con una bastonata, distrusse il rifugio sotterraneo. Aveva occhi opachi, grigi come il ferro.









Anghelka non tornò a casa con lui. Fino a che la luce del tramonto non si fece rossa, lei si ostinò a costruire piccoli ponti e passaggi con fili d’erba e pietruzze. Ma il formicaio era stato abbandonato. La sua città era deserta.







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