lunedì 15 settembre 2014

Il fungo

Il bruco aveva occhi come fessure di tronco. Fumava il narghilè e forse non si era accorto della mia minuscola presenza.
Aveva un volto conosciuto, dove lo avevo già visto? 
- Chi sei tu? - 
La sua voce apparteneva al mio passato, un'onda amica, conosciuta.
- Alice - risposi.
- Avvicinati - 
Ubbidii. 
L'ombra era una sostanza quasi liquida, accarezzava il bosco, le foglie della quercia e il fungo su cui lui era sdraiato. 
- Cosa sai fare, Alice? -
Era una domanda difficile, a lui non si poteva mentire, lo sapevo.
- So guardare i tramonti - improvvisai.
- Troppo poco, non basta -
Cosa potevo dirgli? Le sue sopracciglia si erano pericolosamente increspate. 
- Mi piace stare con i bambini, giocare con loro, vederli felici -
Non sembrava ancora soddisfatto.
- E so inventare delle storie -
- Davvero? Raccontamene una allora, mi sto annoiando e il giorno è ancora così lungo -
Mi sedetti sotto al fungo, osservavo le dolce geometria delle lamelle sotto al grande cappello. 
Il bruco chiuse gli occhi pronto a entrare nel mio sogno.

C'era una volta una bambina che non aveva paura dei precipizi. Si avvicinava al bordo dei dirupi e allargava le braccia ridendo. Un giorno però il suo equilibrio non bastò, il vento era troppo forte. la bambina cadde. Faceva male rotolare giù, le rocce erano spietate, gli alberi non riuscirono a trattenere la sua caduta rovinosa.
La bambina si ritrovò in un bosco umido e buio. Non poteva più camminare. Strisciò con le mani per ore. Le formiche pensarono fosse una sirena che aveva smarrito la strada e la scortarono.
Tu conosci il buio? Non è completamente nero, ci sono i colori, ma sono attutiti, spenti. Lei lo sapeva, per questo non aveva paura dell'oscurità. 
Conta fino a cento, si diceva, conta fino a cento e non morirai. 
Sopravvisse quella notte e anche tutte le altre, perché allenò le sue braccia e diventò veloce come uno scoiattolo. Visse sugli alberi, protetta dai gufi e dagli insetti, suoi amici. E ancora oggi puoi trovarla, nelle sere d'estate, sui castani più alti. E' una fata dei boschi e vive di vento e rugiada. 

- Le fate sono esseri pericolosi. Ingannatrici, dispotiche. Stanne alla larga - disse il bruco.
- Mangia un pezzo di fungo e ogni cosa ti apparirà più chiara -
Staccai un frammento morbido del cappello. Era bianco sotto e arancione sopra come il sole che muore all'orizzonte. 
Il mio corpo si indurì, forse è la fine questa. Ma no, stavo solo crescendo. 
Addio piccolo bruco, addio fungo e fate dei boschi. Questo pensavo, ma non era vero. 

Cammino per le vie straziate dal grigio eppure vedo ancora le porte magiche che conducono dall'altra parte. 




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