giovedì 23 ottobre 2014

Il cacciatore di emozioni

Lo amai senza alcuna speranza.
Mai avrebbe potuto capirmi, mai avrebbe potuto sopportare la mia fragilità.
Io vedevo il vento. 
Nell'aria c'erano le voci dei morti, mi raccontavano poesie che parlavano di ricordi sconnessi, laghi prosciugati, fiori dentro la terra. 
Io sentivo il rumore della pioggia, era una canzone antica, in un linguaggio remoto, difficile da tollerare.
E lui rideva. Rideva di me e di tutte quelle stranezze. 
Il mondo era lì per lui, si aprivano decine di porte, decine di possibilità.
Non avrebbe potuto fermarsi con me, lui non poteva fermarsi mai.


Era un cacciatore di emozioni, le donne erano tutte attraenti, ma nessuna lo appagava pienamente. 
La bionda, la mora, quella piccolina, quella ingenua, quella saggia... Non basta, non basta ancora. 

Lui viaggiava come un vagabondo, era libero, eppure non era mai sazio. 

Io vedevo le sue catene e le sue ali ferite, perdeva sangue ogni volta che mi abbracciava. 

Decisi di abbandonarlo, lui sul marciapiede, lo sguardo annegato nel silenzio. 

Io più forte, forte per una volta, forte per l'ultima volta. 

Il cacciatore imparò una nuova canzone, aprì le mani e si accorse di tutto il sangue che aveva perso. 










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