mercoledì 8 marzo 2017

Lotto marzo

Forse questa festa ha ancora senso oggi. Perché ancora la donna subisce violenze, soprusi, discriminazioni. Perché ancora si pensa che la donna, comunque, deve essere piacevole, deve essere bella. Per l'uomo questo è un attributo non così fondamentale, anzi, l'uomo avvenente spesso viene visto con sospetto.
Paul Veyne, un grande storico dell'antichità, ha una deformazione congenita che ha provocato una gobba sul lato sinistro del volto; ebbene persino lui, erudito, sapiente, afferma che se fosse stato una donna si sarebbe ucciso.
Ha senso riflettere su questi stereotipi che ancora sopravvivono nella nostra così evoluta società occidentale.

Sono cresciuta con un'educazione profondamente femminista. Mio padre diceva spesso che le donne erano il sesso forte, che gli uomini temevano questa supremazia interiore e per questo, nei secoli, avevano sempre cercato di sottometterle. Streghe, schiave, angeli del focolare, ancelle, dame di compagnia, creature a cui veniva insegnata essenzialmente l'obbedienza al padrone, al capofamiglia, all'Uomo.

Questa educazione è entrata in me e mai mi abbandonerà; così, vedere i veli che coprono i volti, la tenacia con cui ancora sopravvivono alcune concezioni irrazionali di supremazia di un sesso sull'altro, mi devastano.

L'8 marzo dovrebbe essere una data da abolire, in via teorica, eppure, in realtà, ha ancora senso, perché ancora dobbiamo lottare. Per quanto tempo ancora, signori uomini, dobbiamo aspettare?
Possiamo toglierci i veli? Possiamo crescere come voi? Possiamo essere libere di parlare? Possiamo andare dove vogliamo? Nessuna religione, nessuna filosofia dovrebbe appoggiare delle discriminazioni di genere. Nessuna scusa, basta.

Ritratti di donne splendide


 Edna O'Brien



 Frida Kahlo

 Marie Curie



 Tina Modotti


 Emily Dickinson

 Elsa Morante

 Joan Baez

Natalia Ginzburg

 Hannah Arendt

 Maria Montessori

 Patty Smith

Rosa Luxembourg



 Virginia Woolf

 Simone de Beauvoir

venerdì 3 marzo 2017

I'm so sorry



I'm so sorry.
Mi dispiace tanto, amico mio, ma non ho voglia di perdermi ancora. Ho lavorato troppo a lungo, sono stanca e non ho più voce. Voglio dormire per un po' e forse sognare. Vorrei avere uno spazio tutto per me, ma in fondo non è vero. Non ho tempo per queste cose, potrei piangere a lungo pensando, disegnando le mie città immaginarie.
Lei aveva un sorriso che non riesco a dimenticare, lei è con me, anche quando grido per tornare indietro. Ma no, non si può più. Indietro non si torna, il passato è inciso sulla nostra pelle. Macchie, segni, cicatrici, croci su di noi. A volte piangiamo ascoltando una canzone e vorremmo essere altrove, ma è solo un istante. 
Abbiamo bisogno di crescere, di invecchiare, di vedere i nostri figli, come specchi su di noi.
L'inverno è finito.
Non posso sopportare ancora il peso di questo cielo, 
così immenso
su di me.
Dammi ancora una possibilità,
amico, fratello
forse potrei ricominciare dai miei pensieri, scongelando a poco a poco le parole, ferme dentro di me.
I'm so sorry, 
mi dispiace se ti ho deluso. 
Sono qui e sono altrove,
perdonami.


Mario Giacomelli